Mode e tendenze. Affinare le bottiglie di vino e spumante sui fondali marini

Forse avrete già sentito parlare di vino affinato in fondo al mare: se non ne avete mai sentito parlare, tranquilli, schiariamo un po’ le idee e dare qualche spunto di riflessione.

Il fondale marino è un ambiente ideale

L’utilizzo di questa pratica, che sta spopolando, si basa sul fatto che il fondo marino sia un ambiente ideale per affinare i vini: le temperature del fondale marino sono costanti e l’affinamento avviene in assenza di luce. Il risultato è che il vino così affinato conserva le sue caratteristiche organolettiche.

I produttori che utilizzano questo metodo

Uno dei pionieri di questa tecnica è la cantina ligure Bisson con il suo spumante Abissi. Altre cantine sono: Cantina Santa Maria La Palma (Alghero) che affina il Vermentino sotto al mare, la Tenuta del Paguro (Ravenna) che sta sperimentando con il Sangiovese e l’Albana, Emanuele Kottakis che con Jamin nelle acque di Portofino affina lo champagne, l’Azienda Agricola Arrighi che sull’Isola Elba sta portando avanti il progetto “Nesos, il vino marino”.

Anche in Grecia si utilizza questo tipo di affinamento, come ad esempio la cantina Gaia Wines; in Spagna c’è Crusoe Treasure lungo la costa basca, in Croazia c’è Edivo Vino che affina il vino con l’utilizzo di anfore che vengono immerse nel mare.

Il metodo ha conquistato anche i francesi e brand come Veuve Cliquot seguono il programma Cellar in the Sea, oppure la Maison DrappierLeclerc BriantFrèrejean hanno aderito al progetto Amphoris, progetto che è stato ideato da Denis Drouin che è un ingegnere specializzato in lavori offshore e subaquei, che si svolge al largo dell’isole di Ouessant.

Esempi di affinamento

Bisson che affina le sue bollicine con metodo classico si differenzia tra tutte le altre cantine perché le bottiglie sono immerse sul fondo marino in una gabbia metallica a una profondità di 60 metri per 26 mesi, ad una temperatura costante di 15 °C.

Gaia Wines in Grecia immerge le gabbie metalliche lentamente sul fondo marino, dove vengono lasciate riposare per 5 anni ad una profondità di 25 metri.

Edivo vino ripone le bottiglie in aquatorium per 3 mesi, prima di farle invecchiare sul fondo marino per 1-2 anni ad una profondità compresa tra i 18 ai 25 metri.

…una voce fuori dal coro

A non essere del tutto convito è l’enologo bresciano di fama internazionale Mattia Vezzola che così esprime la sua posizione:

Partiamo da un presupposto: il silenzio e l’assenza dalle vibrazioni sono fondamentale per l’invecchiamento di tutti i vini, oltre alla temperatura costante, tanto è vero che un tempo le bottiglie si mettevano sotto alla sabbia per mantenere la temperatura costante e anche per evitare i rumori e le vibrazioni delle strade. Alcuni di questi vini li ho assaggiati, e sono davvero buoni ed interessanti, ma credo che la perfezione di condizioni, ed il loro controllo, che si può raggiungere in una cantina, siano ancora meglio. Ciò detto, quello di affinare il vino in fondo al mare, è un percorso che si può anche fare, anche se c’è il tema delle correnti marine, che non sono ideali per la stabilità del vino, e poi credo che anche la temperatura non sia poi così costante. Comunque è una pratica da indagare, e poi crea comunque un certo fascino, con quel tocco di mistero che il fondo del mare suscita, e che comunque è una componente importante nel mondo del vino”.

Fonte blog.xtrawine

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